sabato 28 marzo 2009

Spike's pet wallpaper


Questo è un wallpaper che ho creato per una fanfic che mi è venuta in mente un pò di tempo fa e che presto porterò a termine e posterò su questo blog.
Una fanfiction che si svolge durante la seconda stagione di Buffy e che coinvolge in uno strano triangolo i due vampiri più sexy, Angelus e Spike e il nostro Xander. Un triangolo fatto inizialmente di violenza e sesso, ma che in seguito si trasformerà in qualcosa di diverso.
Non aggiungo altro per non privarvi della sorpresa e del gusto di scoprire da soli come la storia si evolverà. Per adesso vi lascio con questo wallpaper che spero stuzzicherà le vostre fantasie più priobite e intime in attesa della fanfiction.
A presto.
Alex G.

domenica 22 marzo 2009

Innocence



Rating: Nc17
Pairing: Spike –Angelus
Stagione due di Buffy
Summary: Angelus ritorna alla fabbrica e decide di trascorrere il suo tempo con il più ribelle dei suoi Childe.
I personaggi di questa fan fiction non mi appartengono ma sono di proprietà di Joss Whedon.


Spike era furioso, la cacciatrice ed Angel erano scappati da morte certa, si erano dileguati nelle fogne e i suo8i uomini non erano riusciti a trovarli. Li aveva puniti come meritavano per non essere riusciti a catturarli. Li aveva dati al Giudice e lui li aveva inceneriti con un solo tocco. Drusilla aveva avuto una visione, ne era certo, l’aveva vista scivolare al suolo, con lo sguardo perso nel vuoto e l’aveva anche udita pronunciare il nome di Angel. Detestava quella caricatura di vampiro con il viso del suo Sire. Ancora non riusciva a mandare giù che non solo fosse alleato con quella biondina slavata, ma che ne fosse innamorato. Lui, Angelus, il flagello d’Europa, innamorato della cacciatrice, era davvero una cosa inaudita.
Lanciò uno sguardo verso il letto a baldacchino, la sua principessa dormiva, ma il suo sonno era agitato. Spinse la carrozzina verso di lei e le sfiorò il viso “Cosa hai visto, piccola?”
Drusilla era immobile, come una statua di cera, con il suo abito candido, di pizzi e merletti e i lunghi capelli corvini che contrastavano con il candore della sua pelle priva di imperfezioni. La sua creatrice, colei che lo aveva portato in quel mondo di tenebre e morte, l’amava con tutto se stesso e quando si era ammalata gli era sembrato che una parte del suo cuore, ormai fermo da secoli, gli fosse stato strappato dal petto.
Improvvisamente percepì un odore familiare, voltò la testa di scatto e un debole ringhio scaturì dalla sua gola. Come aveva osato presentarsi dopo l’affronto che gli aveva lanciato?
Mosse la carrozzella verso la porta e si diresse verso il salone, l’odore proveniva da lì.
Nell’edificio c’era un grande silenzio, i vampiri erano a caccia, lui e Drusilla erano gli unici a popolare la fabbrica durante quelle ore notturne.
Nell’aria c’era il suo odore, impregnava i corridoi dell’edificio, come se avesse abitato sempre quelle stanze, Spike avanzò lentamente, desideroso di ascoltare la sua motivazione per la sua presenza nella sua proprietà.
Lo vide appoggiato al tavolo, gli dava le spalle, ma quando lui ebbe varcato la soglia parlò.
“Mi deludi, Spikey, sai? Credevo che avessi lasciato qualcuno di guardia”si voltò e lo guardò con quelle pozze nere.
Il vampiro più giovane lo fissò con rabbia, lasciando vagare lo sguardo lungo il suo corpo, sembrava diverso. Indossava una giacca di pelle lunga fino ai fianchi, una camicia nera e dei pantaloni di pelle che gli aderivano come una seconda pelle. Spike alzò un sopracciglio, avanzò di qualche metro “Sono andati tutti a caccia, ma non pensavo avresti avuto il coraggio di farti vedere così presto”
Angel sorrise e sfiorò con un dito il legno del lungo tavolo avanzando verso di lui “Non cambierai mai, vero, Spikey?”
“Non chiamarmi così, Angel”sibilò.
“È il tuo nome, no? Anzi, no, è William”replicò sporgendosi in avanti.
“Stronzo”lo spinse via con un braccio “non osare pronunciare quel nome”
“Perché? Per me resterai sempre William”
“Cosa cazzo vuoi?”gli occhi erano di ghiaccio “Io per te non sono niente, capito? Niente”era furente, li aveva traditi, si era alleato con la cacciatrice e ora osava anche prenderlo in giro. Era una cosa che non sopportava.
“Non cambierai mai, vero? Sempre insolente”sussurrò con una voce gelida “Forse hai bisogno di una lezione per ricordarti chi comanda”
Spike scoppiò a ridere “Sei divertente, sai?”scosse la testa “Senti, perché non sputi il motivo per cui sei venuto a rompere le palle e poi non te ne ritorni da dove sei venuto? Non sopporto la tua presenza e non voglio che Dru ti veda”
“Dru”sospirò “mi manca quella piccola svitata, credo che dopo andrò a farle un saluto”
“Non ti azzardare”sibilò con gli occhi di brace.
“Sai, Spikey, non ho mai sopportato la tua insolenza”in un attimo gli fu addosso e gli afferrò un braccio storcendoglielo.
Il vampiro biondo represse un grido di dolore, non voleva dargli la soddisfazione di vederlo gridare, ma un sospetto cominciò a farsi largo nella sua mente, solo che non voleva crederci.
“Che c’è piccolo? Dai, urla, come eri solito fare quando ti punivo”
A quelle parole sgranò gli occhi, era come temeva “Angelus”sussurrò.
“Ciao, Will, sei felice di riavermi a casa?”gli domandò avvicinando il viso al suo.
Spike ripensò alle parole di Drusilla, a quando gli aveva predetto che Angelus sarebbe ritornato e sentì un brivido lungo la schiena.
“Angelus, ma cosa…”era incredulo.
“Avevo un’anima, ora non ce l’ho più”ridacchiò “e non indovinerai mai come è accaduto”
“Sei tornato”era combattuto, nel profondo del suo cuore era felice, non aveva mai accettato il fatto che li avesse abbandonati, dopo aver riacquistato l’anima.
“Sì, piccolo”gli si inginocchiò davanti e appoggiò le mani sulle sue gambe “sono tornato dalle mie creature e ho tutte le intenzioni di restare”
“Angelus, Dru lo aveva visto, sapeva che saresti tornato”balbettò “ma io continuavo a ripeterle che non saresti mai accaduto”
Il vampiro moro lasciò scivolare le mani sulle cosce di Spike e avvicinò il viso al suo “Mio Will, sei così bello, anche se preferivo quando i tuoi capelli erano lunghi e del colore del miele”
“Smettila”sibilò voltando il viso dall’altra parte “non sono più quel ragazzino che tremava al tuo cospetto”e allontanò la sedia a rotelle per sfuggire dal suo tocco.
Angelus si rialzò in piedi e scoppiò a ridere “Non cambierai mai, sempre sfuggente e insolente”
Spike gli lanciò un’occhiataccia e si mosse verso la sua stanza, non voleva che Dru svegliandosi potesse non trovarlo accanto a lei.

giovedì 12 marzo 2009

Innocence


Rating: Nc17
Pairing: Spike –Angelus
Stagione due di Buffy
Summary: Angelus ritorna alla fabbrica e decide di trascorrere il suo tempo con il più ribelle dei suoi Childe.
I personaggi di questa fan fiction non mi appartengono ma sono di proprietà di Joss Whedon.


La fabbrica era immersa nell’oscurità, intorno c’era un silenzio quasi irreale, i vampiri dormivano, ma in una camera c’era qualcuno che non riusciva a riposare, troppi erano i pensieri che tormentavano la sua mente.
Spike era seduto sulla sedia a rotelle che ormai da settimane era diventata tutt’uno con il suo corpo, lo sguardo verso il grande letto a baldacchino nel quale dormiva la sua principessa, colei che l’aveva creata, il suo unico grande amore, Drusilla. Era finalmente guarita, il sangue del suo sire, di Angel l’aveva risanata, ma a quale prezzo? Ora lui era inchiodato su una sedia, con il viso e parte del corpo deturpato e tutto a causa di quella sgualdrina della cacciatrice, era solo colpa sua se avevano entrambi rischiato di bruciare nelle fiamme che avevano avvolto la chiesa dopo il rituale. La osservò, distesa tra le lenzuola di seta nera, il suo corpo perfetto, come di porcellana, la sua pelle candida che migliaia di volte aveva sfiorato e che ora poteva solo immaginare. Era semi paralizzato, non poteva camminare, figurarsi, fare altro. Strinse i pugni conficcando le unghie nei palmi fino a farli sanguinare. Gli occhi della vampira si aprirono, ametiste lucenti si puntarono sul volto del suo amato, le labbra si aprirono in un sorriso “Spike? È odore di sangue quello che sento?”
“Sì, amore”le sorrise “ma non preoccuparti, non è nulla”
Drusilla scostò le lenzuola, si alzò dal letto, la candida veste che indossava frusciò leggermente “Sei ferito?”gli si accovacciò davanti e gli prese le mani, portandosele alle labbra, prima una e poi l’altra.
“Sei infelice, mio tesoro”mormorò lei “ma presto tornerà il paparino e saremo di nuovo una famiglia”lappò il sangue facendolo fremere, era un gesto talmente erotico che non poté fare a meno di desiderare di essere in forma.
“Angel non è il tuo paparino, Dru”cercò di farla ragionare.
“Le stelle mi hanno parlato, il paparino tornerà, prenderà il posto di Angel, vedrai”alzò la testa e sorrise “sarai di nuovo felice, Spike”
Spike sospirò, l’attirò a sé e la baciò con dolcezza “Andiamo a letto”avvicinò la sedia al letto e si lasciò scivolare sulle lenzuola. Drusilla lo seguì e gli si stese accanto.

mercoledì 11 marzo 2009

Il poeta della porta accanto 12 (ultima parte)

Uscì furtivo dalla villa del suo amante, in giro, non c’era ancora nessuno, alzò lo sguardo verso la finestra della signora Pattinson, ma della vecchia signora non c’era traccia. Sospirò di sollievo e attraversò la strada, percorse il vialetto ed entrò in casa.
C’era silenzio, sembrava quasi che lei non fosse ancora sveglia, ma quando entrò nel salotto la vide, era seduta sul divano, vestita per la partenza.
“Ciao”la salutò.
La vide irrigidirsi, poi la ragazza si alzò e gli si avvicinò. Lo fissò con gli occhi come braci, poi lo schiaffeggiò con forza facendosi male alla mano.
“Ahi”urlò lei mantenendosi il polso ferito.
“Amber, ma…” Alex si portò la mano alla guancia e la fissò incredulo, che cosa le era preso?
“Bugiardo!”urlò in lacrime “Mi fai schifo, sei solo un bugiardo”
“Amber, calmati, ma di che stai parlando?”
“Non dirmi di calmarmi!”esclamò furiosa “Come hai potuto mentirmi e lui…”scosse la testa disgustata “mi ha anche assicurato che non c’era un’altra, che mi amavi. E io che sono andata da lui a sfogarmi”
“Come fai a…”si bloccò, lo aveva capito, aveva saputo di lui e William, ma come?”
“Vi ho visti, con i miei occhi, tu e William, mano nella mano. Salivate di sopra. Quando me l’avresti detto che ti piacciono gli uomini? Che preferisci scopare con lui piuttosto che con me?”ora gli occhi erano pieni di lacrime.
Alex poteva percepire il dolore che provava “Amber, io…”non sapeva che dire, non poteva dire nulla per giustificare le proprie azioni.
“Alex, da quanto tempo dura questa tresca?”gli domandò.
“Tresca? No, non è come credi”
“E come dovrei chiamarla? Storia? Relazione? Scopata?”non riusciva a ragionare, era troppo arrabbiata.
“Io…”balbettò.
“Da quanto tempo scopate alle mie spalle?”
“La prima volta è stato l’altra notte, a Newark”rispose abbassando la testa colpevole.
“A Newark? William era con te?”ora sembrava avere tutto un senso “Non ci posso credere, è corso da te dopo la mia visita. Come faceva a sapere che eri la? Mi è sembrato non sapere dove fossi, era tutta una messinscena?”era incredula.
“No, non lo sapeva, avevi lasciato il cellulare a casa sua e lui ha risposto quando io ti ho chiamata dalla prigione. Mi è venuto a prendere e…”le spiegò, non voleva pensasse che lei e William fossero d’accordo fin dal principio.
“E tu per ringraziarlo gli hai concesso il tuo corpo?”era davvero incredibile come non cercasse di negare.
“No”scosse la testa “non è come pensi, Amber, sei fuori strada. Noi ci amiamo, non è stata una scopata di una notte”
A quelle parole Amber spalancò la bocca e si lasciò sfuggire un gemito. Si voltò, le gambe erano come gelatina, sedette pesantemente sul divano “Lo ami?”
“Sì, Amber, amo William e ho intenzione di stare con lui”prese posto accanto a lei prendendole la mano e stringendola tra le sue.
Amber lo fissò inebetita, non riusciva a emettere verbo, la sorpresa era stata troppo grande.
“Non avrei mai barattato il nostro rapporto per un’avventura, tengo troppo a te”le assicurò.
“Ho bisogno di un attimo per realizzare quello che mi hai appena detto”scosse la testa “tu, innamorato di William, quindi non era solo un capriccio, una storia di una notte?”
“No, Amber”abbozzò un sorriso “lo sai che non sono il tipo”
“Ormai non so più niente, Alex”scosse la testa.
“Mi dispiace che non lo abbia saputo da me, ero venuto con la precisa intenzione di dirtelo, non sopportavo che potessi partire senza venire a conoscenza della verità”
“Davvero me l’avresti detto?”gli domandò
“Certo”le sfiorò una guancia “avrei dovuto farlo subito”
“Da quanto tempo provi questi sentimenti?”
“Non lo so, credo fin dalla prima volta che l’ho visto, ma ho cercato di reprimerli, te lo giuro. Ti amavo e pensavo fosse solo attrazione, ma poi…”
Amber sospirò “Avrei dovuto capirlo dal il modo in cui William ti guardava. Che stupida”scosse la testa, come aveva fatto a non capire che il rapporto tra i due si stava evolvendo in qualcosa di più profondo fino a trasformarsi in amore?
“No, non sei una stupida e non devi rimproverarti”
“Se penso che sono stata io a spingerti tra le sue braccia, tutto per non vederti da solo, mi sentivo in colpa”le lacrime cominciarono a scenderle copiose dalle guance.
“No, piccola”l’attirò in un abbraccio “non è colpa tua”
“Sì, invece, ti ho trascurato”singhiozzò “e ora tu ami un altro”
“Amber, tesoro, non fare così”la costrinse a guardarlo e le asciugò gli occhi “qualcosa è cambiato in me, ma non è colpa tua”
“Dimmi solo una cosa, Alex, lo ami davvero? Sei felice con lui?”
“Sì”sussurrò.
“Ho capito”si alzò dal divano “spero che tu lo sia davvero e che l’amore che vi unisce non si dissolva come il nostro”
“Grazie, Amber, mi dispiace di averti fatto soffrire” si alzò a sua volta e la strinse in un abbraccio.
“Ormai è inutile recriminare, tesoro, riguardati e non lavorare troppo, Alex”
“Vuoi una mano con le valigie?”si offrì, era il minimo che potesse fare.
“Certo, sono di sopra”si avviò verso l’ingresso, raccolse le chiavi dell’auto che erano sul tavolino e aprì la porta.
Alex tornò pochi minuti dopo con due valigie, le portò all’esterno e le caricò nell’auto. Con la coda dell’occhio vide un movimento ad una finestra della villa accanto e mormorò “Miss Impicciona all’attacco”
“Sono certa ti farà il terzo grado, dille che mi sono trasferita perché ho avuto una promozione”aggiunse Amber sorridendo.
“Non mi importa cosa penserà, questa è la mia vita e la vivo come voglio. Il problema è Will, non vorrei passasse dei guai, sai, insegna al liceo”
“Non preoccuparti, non accadrà nulla. Siamo nel ventunesimo secolo, non nel Medioevo”cercò di rassicurarlo.
“Sì, ma…”lei gli appoggiò un dito sulle labbra “Non essere in pensiero, tesoro, vedrai che andrà tutto bene”
“Grazie, Amb”le sorrise, poi lui l’attirò tra le braccia “Mi mancherai”
“Anche tu”gli circondò le spalle “e mi raccomando, sii felice”
“Lo stesso anche tu, spero troverai qualcuno che ti ami come meriti, Amber”
Lei annuì e salì mettendo in moto.
Alex osservò la sua ex fidanzata allontanarsi e si sentì il cuore sollevato, aveva compreso, non lo detestava. Avrebbe voluto urlarlo, rendere tutto il mondo partecipe della sua gioia, era innamorato e felice. Non poteva, però, ne andava della reputazione di William, insegnava in un liceo, doveva essere un esempio per i suoi allievi. Volse lo sguardo verso la casa del suo amato, l’auto non c’era, doveva essere già andato a scuola. Si sentiva un peso sul petto, gli era sembrato seccato, arrabbiato quella mattina, si morse le labbra e cercò di pensare ad un modo per farsi perdonare. Improvvisamente tutto gli fu chiaro, rientrò, afferrò le chiavi di casa e uscì come una furia.


William era ancora in classe, la lezione era appena terminata e finalmente sarebbe potuto tornare a casa. Erano state le tre ore più lunghe della sua vita, gli mancava Alex, quella mattina si erano lasciati in malo modo e ora si sentiva in colpa per questo. Sospirò scuotendo la testa, si sentì uno stupido, ma la verità era che sapere Alex in compagnia di Amber lo faceva ribollire di gelosia. Raccolse la sua roba e la ripose nella valigetta, ma improvvisamente il suono di un clacson attirò la sua attenzione. Si avvicinò alla finestra e sgranò gli occhi, Alex era vicino alla sua auto con la testa all’insù, sulle labbra un sorriso.
Che ci faceva lì? Si precipitò fuori correndo giù per le scale, il cuore gli esplodeva per la gioia, non avrebbe mai pensato di trovarlo fuori scuola ad attenderlo, non quella mattina.
Uscì dal portone e lui era ancora nella stessa posizione, in giro non c’era già più nessuno, gli alunni si erano dileguati subito dopo il suono della campanella e così anche gli insegnanti. Erano soli nel cortile.
Gli occhi di Alex si illuminarono quando lo vide apparire e si mosse per raggiungerlo.
“Alex”sussurrò quando furono uno ad un passo dall’altro.
“Ce ne hai messo di tempo”lo rimproverò “credevo saresti rimasto in quella classe per tutta la giornata”
“Scusami”mormorò il biondo.
“Scherzo, ti avrei atteso anche per tutta la notte”gli sfiorò una guancia e William socchiuse gli occhi per godere al meglio di quel tocco.
“Non è per questo che ti chiedo scusa”scosse la testa.
“Per cosa, allora? Sei così strano, piccolo, non capisco”
“Ti ho trattato male, questa mattina, sono stato un vero stronzo”gli prese una mano e accarezzandogli le dita con le sue “Ero nervoso che volessi parlare con Amber, ero paranoico, geloso”
“Geloso? Di Amber?”le labbra si aprirono in un sorriso “Che sciocco”
“Lo so, ma temevo che potesse convincerti a tornare con lei”continuò il biondo.
A quel punto l’altro scoppiò a ridere “Piccolo, non accadrà, io amo te”aumentò la stretta della mano “e poi…”avvicinò maggiormente il viso al suo “non avrebbe mai rivoluto indietro un fidanzato dai gusti particolari come i miei”
“Questo significa che glielo hai detto?”domandò in ansia.
“Non ce n’è stato bisogno, lo sapeva”
“Cosa? E come ha…?”sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Ci ha visto”si morse le labbra “dalla finestra di casa tua”
“Cazzo”imprecò “immagino ne sarà distrutta”
“Era furiosa, Will, ma poi ha capito che la mia non era una scappatella o un’infatuazione e ci ha dato la sua benedizione, almeno, a modo suo”alzò le spalle.
“Stento a crederlo, ero convinto che avrebbe sbraitato, minacciato di castrarti”
“Invece è stata comprensiva, ha capito che ci amiamo e che con te sono felice”
“Cosa fai qui?”gli domandò cambiando discorso
“Volevo farti una sorpresa e rapirti”sogghignò maligno.
“Rapirmi?”alzò un sopracciglio “Per portarmi dove?”si morse il labbro immaginando cose sconce.
“Se te lo dico che rapimento è?”intrecciò le dita con le sue e lo attirò verso l’auto.
“Mi rapisci con la mia auto?”
“Sì, ho fatto due passi e poi, altrimenti, avresti dovuto abbandonare qui la tua, dai, mio dolce poeta, non fare i capricci”gli aprì la portiera dalla parte del passeggero.
William rise e sedette chiudendo la portiera e attese che il suo amore facesse altrettanto poi si voltò a guardarlo “Mi piace molto questa tua aria autoritaria e decisa, Alex”
“Davvero?”si sentì avvampare e improvvisamente i pantaloni gli divennero terribilmente stretti.
“Sì e mi eccita”gli prese la mano e se la portò tra le gambe facendogli sentire la sua grandiosa erezione.
“Cazzo, Will”ansimò togliendo la mano come scottato “se fai così non arriveremo da nessuna parte”
“Io propongo di scappare a casa tua, approfittare della partenza di Amber e di fare l’amore in quel grande letto”gli prospettò il biondo.
“No, amore, sei nelle mie mani, andremo dove decido io, amore”ridacchiò accendendo il motore.
“Non vuoi dirmi niente?”mise il broncio, era terribilmente tenero con quell’aria da bambino.
Alex non resistette alla tentazione di posare le labbra sulle sue, William rispose al bacio spingendo la lingua all’interno rendendolo sempre più appassionato. Il moro girò nuovamente la chiave per spegnere l’auto e si lasciò andare dimenticandosi di essere ancora davanti al liceo.
William si staccò per riprendere fiato e ansimò, non si era mai sentito così vivo, gli sembrava di essere ritornato adolescente ed era tutto merito di Alex. Lo amava da impazzire, si fidava di lui e lo avrebbe seguito ovunque. Gli sorrise e il moro rimise in moto l’auto diretto verso la sua meta.

domenica 8 marzo 2009

Il poeta della porta accanto 12

Ore dopo Alex giaceva tra le braccia del suo amante, gli accarezzava i capelli e gli sussurrava paroline dolci all’orecchio. Si meravigliò di se stesso, non era mai stato romantico o sdolcinato , ma con William era tutto diverso, si sentiva un altro uomo. Il suo poeta biondo riusciva a far uscire il meglio di sé.
“Sai, non è giusto”esclamò improvvisamente il biondo facendolo scattare.
Alex si voltò a guardarlo stupito, non capiva a cosa si stesse riferendo.
“Tu sai tutto della mia vita, mentre io non conosco nulla di te”continuò mettendo il broncio.
“Stupido”lo rimproverò “io chissà a cosa pensavo”
William ridacchiò e Alex lo fulminò con lo sguardo “Sei un cialtrone”
“No, sei tu che sei misterioso”
“Misterioso? No, la mia vita è noiosa, non c’è niente da dire”s’irrigidì leggermente.
“Alex”lo riprese “cosa c’è? Sai che puoi dirmi qualunque cosa”
Il moro sospirò e abbassando la testa “Sai, la mia famiglia non è quella che si può definire calorosa o affettuosa”
“Che intendi?”
“Che mio padre mi picchiava e mia madre mi ignorava”
William sgranò gli occhi “Cosa?”
“Beveva e quando era su di giri mi prendeva a cinghiate”continuò con freddezza, quasi come se non si trattasse della sua vita, ma quella di qualcun altro “poi è andato via di casa, quando ero quindicenne e da allora non l’ho più visto e sai che ti dico? Meglio così”
“Come poteva picchiarti?”
“Per lui non ero all’altezza di essere suo figlio, ma non mi sono mai chiesto i motivi per cui lo faceva. Cercavo di stargli tra i piedi il meno possibile”continuò a raccontargli.
“E tua madre? Non lo fermava?”era sconvolto, non l’avrebbe mai creduto.
“No, era succube anche lei, ma io continuo a pensare che non le importasse nulla di me”
“No, non dire così, amore”intervenne “non posso credere che non le importasse di suo figlio”
“Non lo ha mai fermato e mi ha spesso ignorato. Non le è importato neanche quando sono partito per New York”dichiarò agitato “anzi, sai che cosa penso? Secondo me ne è stata sollevata”
“Sei così severo e cinico”
“Sono realista, ma non mi va di parlarne, Will”lo guardò implorante.
“Certo, parlami delle tue amiche”sulle labbra apparve un sorrisetto.
Alex si rilassò e ridacchiò “Sarah e Jane”
“Le due ragazze della foto, vero?”
“Sì, le mie migliori amiche. Abbiamo frequentato il college insieme, le ho conosciute a New York”
“Dove sei nato? Credevo fossi di New York”
“No, nel New Jersey”lo corresse “Sarah era bellissima, mi sono innamorato di lei a prima vista, ma per lei ero solo un amico”
“Povero piccolo, come ha potuto respingere un bocconcino come te?”lo attirò su di sé “deve essere matta”
“Aveva altri gusti, le piacevano i giocatori di football”
“Beh si, ha ragione, quelli sono attraenti, ma senza cervello”commentò “io preferisco che abbiano qualcosa da dire oltre ad un fisico perfetto”
“Davvero?”gli occhi gli brillavano “Ancora non capisco cosa ti attrae di me, Will”
“Non lo capisci?”
Scosse la testa facendo il broncio e William allacciò le gambe ai suoi fianchi “Sei bello, dolce, intelligente, sensuale, altruista e…”fece finta di pensarci su.
“Continua ad elencare le mie doti, amore, io ti ascolto”si sporse in avanti e gli appoggiò le labbra sul petto baciandolo lentamente.
William inarcò la schiena e ansimò “Non è leale, non riesco a ragionare se mi baci così”
“Dovresti conoscere le mie doti anche senza pensare”insistette con la sua tortura.
“Sei maligno”
“Lo so, ma tu sei troppo appetitoso”scese a solleticargli l’ombelico infilando la lingua all’interno.
“Cazzo, Alex”imprecò, lo stava davvero facendo impazzire “sei un vero talento e con un altro po’ di pratica diventerai un dio del sesso”
“Pratica? Eh? Non aspetto altro”
“Non sei ancora sazio? Non mi hai dato tregua tutta la notte”protestò il biondo.
“E tu? Non dirmi che sei già stanco di me”
“Di te? Mai!”garantì.
“Bene, perché ho intenzione di restare con te, per sempre”gli promise Alex alzando la testa e guardandolo fisso negli occhi.
Le labbra del biondo si aprirono in un sorriso, il cuore sembrò esplodergli nel petto, quelle parole erano la cosa più bella che avesse mai sentito.
“Lo pensi davvero? Oh, Alex, sapessi quanto ti amo”lo tirò a sé baciandolo con passione.
“Ti amo anche io”gli sussurrò tra le labbra prima di affondare in lui.
I raggi del sole filtrarono nella stanza illuminandola e strappando i due amanti da quel momento di passione che li aveva colti.
“È giorno”brontolò William contrariato, sapeva che sarebbe dovuto andare via.
“Mi stai cacciando?”
“Mai”replicò “se dipendesse da me ti tratterrei qui per sempre”
“Cosa penserebbero i vicini se mi trasferissi qui?”domandò Alex riflettendo.
William gemette, aveva davvero detto quelle parole? No, doveva essere frutto della sua immaginazione, sarebbe stato troppo bello.
“La signora Pattinson impazzirebbe”continuò il moro senza rendersi conto del turbamento causato nel suo compagno.
“Stai dicendo sul serio, Alex?”lo costrinse a guardarlo.
“Era solo un’idea, ma pensandoci meglio credo non si opportuno”ci pensò su, avrebbero provocato un vero e proprio scompiglio nel quartiere e non voleva causare problemi a William e alla sua carriera.
William si rattristò, se l’era già rimangiato “A te piacerebbe vivere qui?”gli domandò a bruciapelo.
“Certo che mi piacerebbe, ne dubiti? Vorrei potermi svegliare ogni mattina con te accanto, fare l’amore quando ci va e non dover dare conto a nessuno, ma mi rendo conto che non è possibile, non senza delle conseguenze per te e per la tua carriera e io non voglio nuocerti, amore”
“Chi se ne frega”replicò il biondo “io voglio stare con te e non mi interessa l’opinione della gente”
“Dovrebbe interessarti, invece”protestò.
“Perché? Ho già ricominciato daccapo nella mia vita dopo Ian e se questo significa stare con te, allora, non mi importa, lo rifarò di nuovo”
“Oh, Will”lo abbracciò con trasporto “cosa ho fatto per meritare un uomo come te?”
“Sei stato te stesso”
“Cazzo”imprecò all’improvviso.
“Che c’è ora?”
“Amber”mormorò.
“Cosa c’entra lei? Alex, a volte non ti capisco. Stai con me, ma pensi a lei?”
“No, non è questo. È solo che sta per partire”
“Ah”sussurrò rattristandosi “vuoi andare da lei?”
Alex sembrò combattuto, in fondo, era stata la sua fidanzata per tanto tempo, non poteva lasciarla partire senza dirle addio e poi, che avrebbe detto se lo avesse visto uscire da questa casa nel momento in cui stava per partire? Non poteva permettere che andasse via senza dirle la verità, era arrivato il momento di essere sinceri.
“Devo raccontarle di noi, Will”dichiarò infine.
“Devi?”alzò un sopracciglio.
“Sì, non sopporto di tenermi dentro tutto questo, ha diritti di conoscere la verità”gli spiegò.
“Sta partendo, amore, uscirà per sempre dalle nostre vite, cosa importa?”
“A me importa, non mi va di lasciarla partire senza raccontarle la verità”insistette.
William sospirò e si districò dal suo abbraccio “Come vuoi, è una decisione che devi prendere tu”
“Grazie”si alzò dal letto e cominciò a rivestirsi.
William l’osservò con attenzione, poi si voltò dall’altra parte, non voleva che andasse via, ma non poteva dire o fare nulla per fermarlo.
“Will?”lo chiamò.
“Sì?”mormorò senza voltarsi.
“Sei arrabbiato?”
“No”mentì “corri da lei prima che sia tardi”
“Sento che sei incazzato”insistette.
William non replicò e Alex rassegnato decise di lasciare perdere, avrebbero risolto in un secondo momento.
“Torno dopo”gli promise prima di uscire dalla stanza.
“Non mi troverai, ho lezione, ricordi? Ho un lavoro”c’era sarcasmo nella sua voce.
Alex corrugò la fronte, era incazzato e si sentì un idiota per aver rovinato quell’atmosfera così romantica.

martedì 3 marzo 2009

L'ultima notte Epilogo

Pairing: David Boreanaz – James Marsters
Rating: NC 17
I personaggi non sono di mia proprietà e la storia narrata è solo frutto della mia invenzione.

Summary: Durante una Convention a Londra David e James si rendono conto di non essere solo colleghi di lavoro, ma qualcosa di più.

David era nervoso come un adolescente al suo primo appuntamento con la ragazza più popolare del liceo e non sapeva il motivo. Invece, sì che lo sapeva il motivo, quel pomeriggio James sarebbe ritornato a Los Angeles. Durante il suo tour in Gran Bretagna lo aveva sentito spesso, erano rimasti ore al telefono, dichiarandosi anche il reciproco amore, ma si sentiva ugualmente insicuro e mille dubbi gli affollavano la mente.
Guardò l’ora per la centesima volta, ma non era trascorso che un minuto dall’ultima volta che lo aveva fatto e stava cominciando a perdere la pazienza. Si avvicinò alla finestra e guardò all’esterno, una grossa jeep si era appena fermata davanti al suo vialetto. Il cuore aumentò i battiti, si trattava di James? Attese un tempo che parve durare un’eternità, poi la portiera si aprì e lui uscì dall’auto, era ancora più affascinante di quanto ricordasse. Indossava una maglia nera a mezze maniche, dei jeans chiari e sul braccio un giacchetto anch’esso di jeans.
Chiuse la portiera con la chiave e si avviò verso la villa, senza accorgersi di essere spiato.
David si allontanò dalla finestra e attese.
Il campanello suonò e la testa di David scattò in direzione della porta, fece un profondo respiro e andò ad aprire.
La prima cosa che vide fu il suo sorriso, smagliante come sempre, poi quelle pozze che tanto amava e che gli provocavano un’accelerazione del cuore ogni volta che lo guardavano.
“Ciao, straniero”lo accolse rispondendo al suo sorriso “finalmente, hai ritrovato la strada del ritorno”
“Ciao Dave”sussurrò avanzando di un passo, avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo a sé e baciarlo con tutta la forza di cui era capace, ma restò lì impalato senza riuscire a muovere un muscolo.
“James, entra, dai”gli prese il braccio e lo trascinò all’interno chiudendo la porta “Non riesco a credere che sei qui, davanti a me.
L’altro annuì “Anche a me sembra un sogno”
Restarono per qualche istante senza parlare, limitandosi a guardarsi negli occhi, poi avanzarono di qualche passo e furono uno tra le braccia dell’altro baciandosi come se non ci fosse un domani.
Le mani di Dave si strinsero dietro la nuca del suo compagno attirandolo maggiormente a sé e allacciando la lingua alla sua.
James gli circondò i fianchi con le braccia e si pressò contro di lui facendogli sentire la sua eccitazione attraverso la stoffa dei jeans.
Dalle labbra si lasciò sfuggire un gemito, quella lontananza era stata un vero inferno, era stato tentato più volte di mollare il tour e tornare in California solo per rivedere il suo viso e solo il buon senso glielo aveva impedito.
Dave gli morse il labbro inferiore, poi scese a mordicchiare il mento e la gola facendolo sospirare, gli era mancato da morire e voleva esprimerglielo in ogni modo.
“Dave, mio dio”
“James, amore, stavo per impazzire senza di te”lo spinse contro la parete e prese nuovamente possesso della sua bocca calda.
“Nelle fredde notti londinesi pensavo a te, a noi, a come sarebbe potuto essere se fossi stato li con me.
“Avrei voluto raggiungerti, non sai quanto, ma Jaime mi era con il fiato sul collo”lo fissò con amore sfiorandogli il labbro gonfio per i baci.
“Lo so, Dave”scosse la testa “non era un rimprovero e poi, ora, sono tornato e non ti libererai facilmente di me”
“Ci conto”sorrise mostrando una fila di denti candidi.
“Ho intenzione di restare con te, dovrai supplicarmi di lasciarti in pace e di costringermi ad andare via”aggiunse James.
“Vieni, sediamoci, ci sono tante cose che vorrei dirti”Dave lo prese per mano e lo trascinò verso il divano, ma lui oppose una leggera resistenza e protestò “Io preferirei andare in camera, è più comoda e poi, dovremo inaugurare il nuovo letto”alzò un sopracciglio, desiderava solo fare l’amore con lui dopo quelle settimane di astinenza, aveva anche scritto numerose canzoni durante le solitarie notti trascorse a pensare ai momenti insieme.
“In camera, eh?”ridacchiò l’altro “ma quanto sei birichino”
“Sono eccitato, Dave, ti scoperei qui, sul divano per quanto sono duro”dichiarò mordendosi il labbro dal desiderio.
David scoppiò a ridere e senza replicare intrecciò le dita con le sue e lo condusse verso la camera da letto conscio che non ne sarebbero usciti tanto presto.