martedì 12 luglio 2011

Pesi, sudore e pensieri peccaminosi



Squadra speciale Lipsia
Spoiler: Nessuno
Pairing: Jan-Miguel
I personaggi non mi appartengono

La serata è terribilmente calda, quasi afosa per essere ancora in giugno. Molti abitanti inseguono il refrigerio bagnandosi nelle fontane o cercando riparo dal sole nelle zone alberate. Jan e Miguel invece trascorrono le ore libere dopo il lavoro ad allenarsi in palestra. In realtà è Jan a fare esercizio giacché Miguel si limita a osservare il collega. Data l’ora tarda, la sala è pressoché deserta e quando anche l’ultimo atleta esce, si ritrovano soli. Jan siede su una panca, tra le mani stringe due pesi da venti chili. La canotta bianca impregnata di sudore e i capelli umidi attaccati sul collo e sulla fronte.
Miguel ozia su una panca di fronte. Reprime a stento uno sbadiglio, poi si stiracchia. Quella sera è talmente stanco che avrebbe fatto volentieri a meno di quelle due ore in palestra, ma non voleva deludere Jan. Vedendolo così serio e concentrato sorride.
“Invece di restare lì a fissarmi vieni a darmi una mano!” la voce del compagno lo riporta alla disciplina.
“Sono stanco, torniamo a casa” protesta Miguel alzandosi controvoglia.
“Resisti ancora un po’” lo prega con un sorriso così dolce che non riesce a dire di no.
“E va bene, ma solo se mi offri la cena, sto morendo di fame!” lo raggiunge mettendosi alle sue spalle.
“Pensi sempre a mangiare tu?” scuote la testa divertito, poi a tradimento gli afferra quel rotolino che sporge dalla maglietta e lo strizza “E questo? Tutti gli hot dog e patatine che ti sbafi quando non ci sono!”
“Smettila Jan!” si divincola seccato “Non tutti riescono a stare tutta la giornata con insalata e pollo lesso come te”
“Alimentazione sana, amico mio. Non dimenticarlo!” lo redarguisce saccente.
“Sei noioso!” si abbassa verso di lui, i visi possono quasi sfiorarsi. “E ora, lavora altrimenti non ce ne andiamo più!”
“Aiutami, dai. Prendimi quel bilanciere” glielo indica.
Miguel obbedisce, ma quando cerca di tirarlo su, per poco, non resta piegato in due. “Cazzo” impreca.
“Troppo pesante?” sulle labbra di Jan un sorrisetto maligno.
“No, affatto!” nega. Non ammetterebbe la verità neanche sotto tortura. Stringendo i denti, trasporta quel peso fino alla panca.
Jan lo aiuta a metterlo sui ferri, poi si stende. Miguel si porta alle sue spalle e lo solleva porgendoglielo. Le mani si sfiorano e quando Jan lo guarda, avverte le farfalle nello stomaco. Vede i muscoli del collo di Jan tendersi per lo sforzo, il sudore gli imperla la fronte e il torace di alza e si abbassa velocemente. Tentando inutilmente di concentrarsi, Miguel deglutisce rumorosamente, il corpo di Jan lo attrae come una calamita. Lo sguardo si sposta dagli addominali lasciati scoperti dalla canotta alla scia di peluria che si perde nei pantaloncini. Con la gola secca scende verso il pacco e pensando al regalino che cela, si sente avvampare. Un rivolo di sudore gli scende dalla fronte. Cosa cazzo mi accade? Come se non lo avessi mai osservato allenarsi.
Quando Jan gli passa il bilanciere, Miguel torna a concentrarsi sul suo compito di personal trainer. Lo posa sul pavimento, poi prende due pesi da trenta chili. Jan esegue gli esercizi con grande serietà e Miguel lo aiuta a mantenere la posizione eretta, ma ben presto, decide che si sta sforzando troppo.
“Riposati! Ti verrà uno strappo se continui così!”
“Okay” e si muove per rimettere i pesi al loro posto. Tornato sulla panca, massaggia le braccia indolenzite.
“Povero Jan, non hai più l’età per pompare in questo modo!” gli appoggia le mani sulle spalle.
“Come osi!” protestò lanciandogli un’occhiataccia.
“Stai invecchiando!”
“Vecchio sarai tu. io sarei capace di continuare per ore!” ribadisce sfidandolo.
“Ok, ho capito” Ridacchiando Miguel stimola i muscoli contratti. Quando lo sente sospirare di piacere, aumenta la pressione “Come sei teso, Jan” si sporge verso di lui. L’alito caldo solletica la pelle dell’amico. “Ora penso io a te”
“Devo ammetterlo! Sei bravo” mormora Jan rilassandosi sotto il suo tocco “non credevo sapessi fare così bene i massaggi”
Miguel siede dietro di lui appoggiando il torace contro la sua schiena “Ci sono molte cose che non sai di me, amico mio” stimola il collo con i polpastrelli.
“Per esempio?” Jan si lascia sfuggire un mugolio dopo l’altro
“Niente da fare!” le dita si spostano sulla nuca. “Per ora dovrai accontentarti di questo, poi…chissà”
“Che sbruffone!” protesta il biondino, ma le mani fresche di Miguel sono un refrigerio per il suo corpo incandescente.
Miguel gli posa un leggero bacio sulla pelle sudata, trasferendosi sul collo. Quando Jan inclina la testa di lato invitandolo a proseguire, Miguel risale lungo la gola. “Stai meglio?” domanda lo spagnolo, lasciando scivolare le mani lungo la schiena.
“Non ancora” e le dita del compagno s’intrufolano sotto la canotta, lambendo il ventre. Percorrono gli addominali umidi risalendo lentamente verso il petto.
Sentendo Jan ansimare, Miguel geme eccitato. L’erezione gli preme contro la stoffa leggera dei pantaloncini. “E ora?” cattura il lobo tra i denti, mentre una mano raggiunge un capezzolo. Lo stuzzica.
La voce di Jan gli si strozza in gola “No”.
“Dovrò rimediare allora” sussurra Miguel mordicchiando l’orecchio.
Quando l’altra scende fino al bordo degli shorts, Jan gli blocca la mano e senza preavviso se la porta una alle labbra. Succhia le dita, uno per volta, assaporando il gusto salato della sua pelle.
Spiazzato da quel gesto, Miguel trattiene il respiro e quando avverte la carezza della lingua, il cuore aumenta i suoi battiti. Si pressa maggiormente contro di lui.
Jan si volta a guardarlo e per provocarlo gli mordicchia il polpastrello. Non contento, lascia scivolare la mano di Miguel fin dentro i pantaloncini.
“Cazzo” quando si ritrova a toccare il sesso del compagno, Miguel impreca.
Comincia a muoverla e Jan si morde il labbro inferiore: “Non ti fermare” butta la testa all’indietro.
“Jan, guardami!”
Lui obbedisce e incontra gli occhi scuri come braci. Miguel gli sfiora la bocca con un bacio, la solletica e solo quando non può resistere oltre, si spinge all’interno. Jan risponde con trasporto, allacciando la lingua alla sua. Si baciano a lungo, come se non riuscissero a restare lontani l’uno dall’altro, staccandosi solo per mancanza d’aria. Turbati dalla miriade di sensazioni che si ritrovano a provare boccheggiano.
“Ecco scoperto in cos’altro sei bravo” Jan sorride malizioso
“E non hai ancora visto tutto, amico mio” Miguel ricomincia a muovere la mano all’interno degli shorts di Jan.
“Dopo tocca a te!”
“È una minaccia?” sussurra tra un bacio e l’altro.
“No, una promessa!” negli occhi una strana luce.
Miguel ammicca, mentre si fa largo dentro di lui il sospetto che le intenzioni di Jan siano di non lasciare la sala attrezzi fino a quando non avrà mantenuto la sua promessa.

domenica 10 luglio 2011

Io non dormo in macchina





Pairing: Jan Maybach- Miguel Alvarez
Spoiler: 4 stagione La ragazza venuta dall'est.
I personaggi non mi appartengono.

Varcata la soglia della camera, Jan strabuzzò gli occhi e sulle guance apparve un leggero rossore. Quel posto era peggiore di come lo aveva immaginato. Al centro un letto matrimoniale con cuscini di pizzo, piume e lenzuola di seta rossa. Alle pareti quadri con scene di sesso e sui comodini oggetti fallici e altri accessori.
Miguel per niente a disagio, si buttò pesantemente sul letto stiracchiandosi. “Ah, com’è morbido!” lanciò poi un’occhiata all’amico, il quale restava davanti alla porta senza accennare ad entrare
“Che fai lì impalato!”
“Io qui non ci dormo!” replicò con una smorfia.
“E perché?” Miguel si mise seduto.
Jan alzò le braccia in aria “Perché? Tu mi chiedi perché? Siamo in un bordello, Miguel! E neanche voglio sapere cosa ci hanno fatto in questo letto” si chiuse la porta alle spalle e avanzò verso il compagno.
Dalla stanza accanto provenivano gemiti e incitazioni che contribuirono ad aumentare il suo imbarazzo.
Miguel ridacchiò divertito “Cavolo. Si stanno dando da fare”
Jan si lasciò sfuggire un’espressione disgustata, causando l’ilarità dell’amico: “Sei irrecuperabile. Puoi dormire in macchina se proprio ti fa schifo. Sappi solo che io lì non ci dormo e che ho intenzione di godermi questa stanza piena di confort”
Non riuscendo a trovare una scusa plausibile, Jan sbuffò: “E va bene, ma sappi che lo faccio solo perché…” sentendo degli ansiti, si bloccò.
La televisione era accesa e sullo schermo una bella bionda stava succhiando l’enorme membro dell’unico uomo presente. La mascella del commissario per poco non cadde: “sono stanco” concluse come ipnotizzato dalla scena.
“Caspita, che bomba!” commentò Miguel intrigato dalla performance “Questo posto comincia davvero a piacermi!”
“Miguel!” lo rimproverò Jan ritrovando la ragione.
L’ispanico sbuffò: “Ti vuoi rilassare? Dai” batté la mano sul copriletto.
Jan obbedì e gli sedette accanto.
Miguel gli circondò le spalle con un braccio: “Ma non capisci la fortuna che abbiamo? Siamo circondati da belle donne e se solo volessimo…” ammiccò.
Jan scattò nuovamente in piedi “Scordatelo! Io non vado con le prostitute!”
“Neanche io però…” ghignò maligno.
“Però cosa? Miguel, ma fammi il piacere” si mosse a spegnere il televisore “Non ti è bastato l’incontro ravvicinato di oggi? Se penso a quella come ti si strofinava addosso” dal tono traspariva tutta la sua gelosia.
“Era per ottenere informazioni!” anche Miguel si alzò raggiungendolo “Mi sono sacrificato per la causa!”
“Sì, certo. Sacrificato!”
“Perché te la prendi? Ho fatto il necessario per…” l’espressione sarcastica di Jan lo costrinse a tacere.
“Quella ci provava e tu ci stavi. Secondo me ti sei pure divertito!” tornò a guardarlo.
“Mi ha eccitato averla addosso, ma è stata una reazione al contatto” confessò Miguel.
“Lo sapevo!” Jan si avvicinò al letto e si spogliò nervoso.
“Che cavolo hai ora? Jan, mi vuoi dire che ti prende?” lo afferrò per un braccio costringendolo a girarsi.
“Non mi prende niente, Miguel! È solo che non mi capacito che tu possa eccitarti per una donna del genere!” gli occhi azzurri brillavano.
“Non mi ha eccitato lei” cercò di spiegargli “ma tutta la situazione”
Jan provò un dolore in pieno petto. Se solo avesse potuto, sarebbe scappato via per non affrontare il suo sguardo indagatorio. “Se non c’ero io ci avresti…?” non riusciva neanche a dirlo, gli faceva troppo male.
“Sei fuori?” reagì lasciandolo andare “Ma l’hai vista? Neanche morto. Jan!” inorridì solo all’eventualità: “io le preferisco giovani e con le curve al punto giusto” cercando di sdrammatizzare, gli strizzò l’occhio: “davvero pensi che potrei essere attratto da quella gallina?”
“Vederti con lei ha risvegliato dei sentimenti che non pensavo di avere” abbassò lo sguardo.
Miguel trattenne il respiro: “Che vuoi dire?”
Jan titubò qualche istante, poi sussurrò “Sono geloso e possessivo”
Lo spagnolo sorridendo, accorciò la distanza tra loro e Jan continuò: “Non mi va di saperti con nessuna donna, tanto meno in balia di prostitute che possono mischiarti chissà cosa”
“Userei precauzioni” strizzò l'occhio.
Quella frase sconvolse Jan facendogli salire la rabbia: “Allora, accomodati! Vai pure a intrattenerti con qualche sgualdrina!” sbottò scostando il lenzuolo. “Stronzo” mormorò con un filo di voce.
La risata cristallina di Miguel costrinse Jan a voltarsi e a fissarlo incredulo.
Lo spagnolo decise di mettere fine a quella farsa. “Ci sei cascato come un pollo!”
Vedendo che Jan lo fissava, Miguel continuò a ridere: “Ti ho preso in giro! Non è vero niente!”
Jan aprì la bocca per parlare, ma l’altro lo precedette: “Ma l’hai vista? Avrà avuto più di quarant’anni e poi pesava un accidenti!”
“Perché mi hai mentito?” Jan gli sferrò uno scappellotto.
Miguel ghignò: “Mi piace provocarti!” e dopo averlo spinto con forza sul letto, gli sedette in grembo. “Che credulone sei!”
“Lasciami!” Jan si dimenò cercando di liberarsi dalla sua stretta.
“Non ci penso proprio!” continuò a ridere divertito. “Sei troppo divertente quando ti arrabbi”
Jan aggrottò la fronte, mentre aumentava il bisogno di prenderlo a pugni. “Ti faccio passare la voglia” lo colpì con dei pugni sul petto, ma Miguel afferratogli le braccia, le bloccò contro il materasso.
“Sei mio!” si sporse in avanti, spingendo il bacino verso il basso.
Il biondo cominciò a sentirsi a disagio in quella posizione. La vicinanza di Miguel gli provocava uno strano formicolio alle parti basse e la frizione del suo corpo, contribuiva ad animare il sesso nei pantaloni. “Mollami, Miguel!” risuonò come un grido strozzato.
“Altrimenti che fai?” lo provocò muovendosi su di lui.
“Te la faccio pagare cara e non scherzo!”
“Ma davvero!” si protese in avanti, i visi potevano quasi sfiorarsi
Quando Jan avvertì il respiro caldo di Miguel sulla pelle, il cervello gli mandò un segnale di pericolo.
“Arrenditi! Sono il più forte!” Miguel sorrise maligno, gli occhi fissi sulle sue labbra.
“Sei solo uno sbruffone” Jan tentò di pensare a qualcosa di poco sensuale che potesse far diminuire l’eccitazione che provava, ma fu tutto inutile. L’erezione premeva inesorabile contro la stoffa leggera dei pantaloni.
Miguel si accorse del suo stato: “Il film ha fatto effetto anche a te, vecchio birbante!” gli sferrò un pizzicotto sul braccio, poi si spostò verso l’ascella.
Imbarazzato, Jan tentò di scrollarselo di dosso, ma Miguel non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Continuò a pizzicarlo, scendendo lungo il torace scolpito. Insinuò la mano sotto la maglietta e accarezzò gli addominali a tartaruga dei quali il compagno andava tanto fiero.
Jan ansimò, le sue mani fresche contrastarono con il calore della sua pelle.
Gli occhi scuri dello spagnolo bruciavano come braci e Jan si sentì perduto. Senza rendersene conto le bocche s’incontrarono per un bacio fugace. Fu un leggero tocco, ma sufficiente a sconvolgerli.
Miguel si scansò con il cuore che faceva le capriole e lanciò un’occhiata a Jan, il quale ansimava visibilmente turbato. Ciò che lesse nel suo sguardo lo illuminò: il desiderio era ricambiato e quella notte il destino aveva fatto in modo che si trovassero a dividere un letto. Conscio di quello che anche Jan provava, Miguel si stese su di lui e tornò a baciarlo lentamente, gustando ogni attimo.
Ansimando Jan rispose con trasporto e lo attirò più vicino. Le bocche si cercarono e stuzzicarono, mentre le lingue duellavano tra loro.
Per mancanza d’aria, Jan fu il primo a staccarsi. Boccheggiando sfiorò il volto dell’amico. Lambì anche la cicatrice e sospirando, scese lungo il collo: “Potrei percorrere il tuo corpo a occhi chiusi”. Nonostante fossero solo amici, sapeva di conoscere Miguel meglio di chiunque altro.
“Io invece non vedo l’ora di guardarti senza questi stracci” gli prese la mano e mordicchiò le dita.
Jan si sentì invadere da un calore improvviso e desiderò solo poter trascorrere tutta la notte ad amarlo, a vezzeggiare ogni centimetro del suo splendido fisico.
“Ma non stanotte”
La sua scelta spiazzò Jan che si ritrovò a fissarlo incredulo.
Miguel sorrise e dopo avergli posato un leggero bacio sulla bocca socchiusa, appoggiò la testa sul suo petto: “Davvero pensavi l’avremmo fatto in questa stanza così squallida?”
“No, è che…in effetti non fa una piega”
“E poi, voglio che ti senta a tuo agio e qui non lo sei”
Incapace di proferire parola per l’emozione, Jan lo strinse con forza a sé e gli posò un bacio sulla fronte. Quando lo sentì respirare in modo regolare, si assopì a sua volta.

sabato 9 luglio 2011

Lezioni di tango



Un professore di spagnolo, e il suo cane. Un veterinario e suo figlio. Una ragazza passato dell'uno e presente dell'altro.
L''amica punkettara. Adolescenti irrequieti e un amore imprevedibile. Tanti animali e, sullo sfondo, la provincia marchigiana, a ritmo di tango.