giovedì 12 gennaio 2012

Io sono Achille e tu Patroclo completa


Io sono Achille e tu Patroclo

Pairing: Jan- Miguel
Squadra speciale Lipsia
NC17 per essere sicuri
I personaggi non mi appartengono e le fic non sono scritte a fine di lucro.


Nel salotto illuminato solo da una piccola lampada, risuona la voce melodiosa di Jan, intento a declamare i versi di Omero. Con espressione autorevole il commissario legge a Miguel, seduto accanto a lui sul divano. Lo spagnolo ha la testa appoggiata sulla spalla del compagno e fantasticando sulle battaglie epiche e sul coraggio degli eroi greci e troiani, gli sfiora il braccio con la punta delle dita. Lo affascina talmente Achille da immedesimarsi in lui.
“Jan?” alza lo sguardo.
“Che c’è? Ti annoi?”
“Ma che!” gli occhi scuri si illuminano: “Questa roba è fantastica! Avrei dovuto leggere prima l’Iliade”
“Sei uno zuccone, Miguel. Se solo mi dessi retta, potresti ampliare le tue conoscenze, ma tu ti ostini a considerare i libri dei nemici”
“Non è vero!” gli sferra un pugno sul braccio.
Divertito dalla sua faccetta imbronciata, Jan scoppia a ridere.
“Osi pure ridere?”
“Dai, non prendertela”
“Uffa! Sempre il solito saputello!”
“Mi lasci continuare?”
“Che è tutto questo interesse per i classici, Jan?” si sporge verso di lui.
“L’ho trovato sulla scrivania di Benny e ho pensato di rileggerlo” alza le spalle. “Ho sempre amato i classici, soprattutto la mitologia greca”
“Il mio è preferito è Achille!” esclama Miguel “Doveva essere una belva da come si avventava contro i nemici”
“Era un vero guerriero. Sua madre era una ninfa”
“Davvero? Le ninfe erano divinità?” Miguel accorcia la distanza.
“Sì, e si dice che lui fosse molto bello, oltre che coraggioso, indomito, ma con un carattere impossibile”
“Sai tutto, Jan” lo prende in giro.
“Gli è anche stato profetizzato che sarebbe morto giovane ma con gloria e…” si blocca “il suo punto debole era il tallone”
“Ma è vero che amava un suo compagno?” domanda Miguel disegnando cerchi concentrici sulla gamba di Jan.
Sorpreso da quella domanda, il biondino annuisce e certo che non sarebbe riuscito a leggere più neanche un verso, chiude il libro.
“E allora? Vuoi parlare?” lo tampina dandogli un pizzicotto sulla coscia.
“Ehi!” salta Jan “E va bene! Ma sei davvero pestifero, Miguel!” si finge seccato “L’amante di Achille si chiamava Patroclo”
“Sai è strano, un tipo virile come lui”
Jan appoggia l’Iliade sul tavolino davanti al divano. “Amava Patrolo, si dice fossero amanti, ma non sapremo mai se era vero o se li univa solo una grande amicizia“
Mentre Jan continua a narrare, Miguel gli circonda le spalle con un braccio e lo attira più vicino.
“Quando Patroclo è stato ucciso, Achille era talmente furioso che ha massacrato il suo assassino, Ettore, principe dei troiani”
Miguel lo ascolta sempre più affascinato, “Lo capisco” si spinge contro di lui: “Io impazzirei se ti accadesse qualcosa, Jan”
Le sue parole lo toccano molto e non sapendo che replicare, abbassa la testa.
“Io mi sarei comportato come lui” continua Miguel stringendo le labbra: “Lo avrei trafitto con una spada e poi… “
“Figurati! Non dire assurdità. Non sei un assassino, Miguel!”
“Che c’entra. Stiamo parlando di guerrieri vissuti migliaia di anni fa e poi, non ti credere. Se ti ammazzassero, non ci penserei due volte a vendicarti”
Jan avverte la rabbia nella sua voce e lo guarda apprensivo.
Miguel sorride avvicinando il viso al suo: “Mi sento molto Achille, in questo momento, Jan. Tu sei il mio Patroclo”
“Semmai, Achille sono io! Lui era più vecchio di Patroclo e con maggiore esperienza”
“Lo sapevo! Sempre il solito. Vuoi essere un semidio, eh?” allunga le mani per fargli il solletico.
Jan si divincola: “Guarda che io sono anche più bello! E potrei anche abituarmi ad essere quasi invincibile”
“Poi sarei io lo sbruffone” Miguel scoppia a ridere tornando alla carica.
“Smettila!”
Miguel obbedisce e Jan ne approfitta avvicinarsi di più “E poi, di che ti lamenti? Anche Patroclo si dice fosse un ragazzo di grande bellezza ed è morto indossando l’armatura di Achille” continua Jan percorrendo i contorni del suo viso con le dita. “Ettore lo ha scambiato per lui”
“Cavolo!” dopo quella rivelazione l’ispanico resta a bocca aperta.
Jan l’osserva soggiogato. In quel momento gli sembra come un bambino al quale gli raccontano una fiaba e lo sorprende un’improvvisa voglia di stringerlo a sé e coccolarlo.
Si sporge verso di lui, le labbra possono quasi toccarsi. Miguel avverte il suo respiro, lo vede arrossire sotto il suo sguardo.
Gli basta un niente perché bocche si uniscano. Come scottato, Jan si tira indietro: “Miguel, ma…”
“Mi sono immedesimato un po’ troppo” sorride prima di tornare a reclamare le sue labbra.
Quando Miguel approfondisce il bacio, solleticando la lingua con la sua, Jan geme piano, catturandogli il labbro inferiore tra i denti. Lo tira leggermente. “Miguel”
“Chiamami Achille” gli occhi scuri brillano.
“E io sono il tuo Patroclo” sussurra prima di lasciarsi andare tra le sue braccia.
Per quella notte l’Iliade viene abbandonata in favore di più piacevoli occupazioni.



Nell’aria risuonavano le urla di incitamento dei guerrieri e il rumore del bronzo delle armi. Il campo di battaglia era disseminato di corpi, il sangue sgorgava copioso dalle ferite mescolandosi con il terreno. Il sole s’immerse nelle acque lasciando il posto alla luna, segno che presto i combattimenti si sarebbero interrotti per la notte e soprattutto per concedere alle due parti rivali di dare degna sepoltura ai soldati caduti. Sulla collina s’intravedevano le mura di Troia inviolate e inattaccabili. Improvvisamente si udì il suono di uno strumento a fiato e gli achei cominciarono a ritirarsi, ad indietreggiare verso la spiaggia sulla quale da ben dieci anni sorgeva l’accampamento greco. Noncurante del segnale, Achille, uno dei guerrieri più valorosi e forti, continuò ad avventarsi con la sua lancia contro il suo avversario, il quale tentava invano di non soccombere alla potenza dei suoi colpi. Stanco di quel combattimento per niente esaltante, Achille sferrò un fendente che lo colpì alla gola lacerandola e uccidendo il malcapitato all’istante. Un fiotto di sangue schizzò sull’armatura del pelide Achille e il troiano cadde al suolo per restare lì immobile.
Dopo avergli rivolto un ultimo sguardo, l’acheo si voltò per raggiungere i suoi compagni.
L’accampamento acheo era in festa. Agamennone radunò tutti i suoi generali nella sua tenda per rassicurarli sulla imminente vittoria. Certo che Priamo avrebbe ceduto, che Troia sarebbe stata sua e il torto fatto dal principe Paride a suo fratello Menelao vendicato riportando la sua sposa a Sparta propose un brindisi. Aggiunse anche che gli dei erano loro favorevoli.
Achille, il guerriero figlio di Teti, bevve dalla coppa, poi lasciò la riunione per tornare dai suoi uomini, i crudeli e valorosi Mirmidoni, ma neanche lì, si fermò a lungo. Qualcosa turbava il suo animo inquieto: funesti presagi. Gli occhi chiari scrutarono il cielo rosso, quasi come se si aspettasse di vedere apparire il dio della guerra con tutto il suo furore. Il vento agitò i lunghi capelli e il leggero chitone si alzò scoprendo le cosce muscolose segnate da molte battaglie. Si chiese se la prossima alba sarebbe stata l’ultima, se sarebbe morto senza raggiungere la gloria profetizzata alla sua nascita. Era talmente perso nei suoi pensieri che quasi non avvertì i passi alle sue spalle.
“Come mai non sei al banchetto?” domandò una voce a lui eternamente cara “Agamennone prenderà come una sfida nei suoi confronti, la tua assenza”
“Agamennone può bruciare nell’Ade” rispose il guerriero senza neanche scomporsi.
Patroclo si passò dita nelle chiome scure “Finirete per uccidervi, una volta di queste”
“Se continuerà a provocare la mia ira, assaggerà la mia lancia”
L’altro scoppiò a ridere divertito “Dovresti calmare questo tuo spirito ribelle”
“Non provo rispetto per un uomo cui non interessa vendicare l’onore di Menelao, ma arricchirsi con i tesori dei troiani”
Gli occhi chiari di Patroclo si posarono sul volto del compagno “Tu invece?”
“Io voglio che le mie imprese siano immortali come quelle di Eracle, ma dopo dieci anni mi sembra sia tutto illusorio. Niente gloria, solo morte, sangue e soprusi da parte di qualcuno che dovrebbe guidarci, ma che si comporta come un vile” negli occhi azzurri un lampo “Dovevo tornarmene a Ftia fin dal primo giorno invece di seguire Agamennone”
Patroclo tacque, così l’altro continuò il suo sfogo “Non ho ancora incontrato nessuno che sia degno di battermi!”
“Prego ogni notte gli dei perché ti proteggano durante la battaglia”
“Dovresti impiegare meglio il tuo tempo, amico mio” lo rimproverò sorridendogli “oppure pregare per te stesso. Gli dei sono al mio fianco quando combatto, la mia armatura è stata forgiata dal dio del fuoco”
Patroclo gli rivolse un sorriso, poi gli appoggiò una mano sulla spalla “Il tuo cammino è già scritto. Farai grandi cose e i posteri ricorderanno le tue gesta”
“Ma quando? Sono stanco di attendere qualcosa che non accade” Lo sguardo del guerriero più vecchio si posò sul volto del compagno. Nessuno sapeva placare la sua anima come il dolce Patroclo “Andiamo! Il riposo ritemprerà le nostre membra indolenzite dalle battaglie di oggi”
“Non sono stanco” mormorò l’altro.
“Neanche io” si mosse verso la sua tenda, seguito come un’ombra dall’amico. I fuochi illuminavano la spiaggia. Le voci e i gemiti, segni che la festa era degenerata in orgia, li accompagnarono fino alla loro meta. Patroclo si bloccò all’esterno incerto se seguirlo o meno, ma Achille lo prese per mano e lo condusse con sé nella tenda. Al loro ingresso, la schiava del giovane eroe, Briseide, si alzò in piedi pronta ad eseguire ogni suo ordine, ma quando notò la presenza dell’altro guerriero s’irrigidì. Il suo padrone le fece cenno di uscire e lei, dopo un frettoloso inchino, si allontanò.
“Sembrava sorpresa che la volessi mandare via, ma anche sollevata!”
“E allora? Voglio restare solo con te, senza nessuno che osservi”
“Non ti è mai dispiaciuto” ghignò malizioso.
“Vuoi che la richiami?” lo provocò Achille alterato.
“Come sei permaloso” Patroclo incrociò le braccia al petto.
“E tu dispettoso” avanzò di un passo “Devo ricordarti chi è il più anziano tra noi e chi comanda?”
“Sei tu il mio comandante” replicò l’altro, mentre gli occhi s’illuminavano “ti devo obbedienza!”
Soddisfatto, Achille si mosse verso il tavolo. Prese due coppe e le riempì di vino. “Brindiamo!” gliene porse una.
Patroclo la prese “A cosa vuoi brindare?”
“Alla gloria futura” si avvicinò all’amico e sporgendosi verso di lui aggiunse “Alla nostra unione”
“Che sia eterna!” Bevvero tutto il contenuto con un solo sorso, poi lasciarono cadere le coppe vuote sui tappeti.
Achille attirò a sé il compagno, impossessandosi della bocca. Lo baciò con violenza divorandogli le labbra.
Patroclo rispose con trasporto, spingendolo supino sulle pelli sulle quali il suo compagno e amante era solito riposare. Gli sfilò la tunica mostrando il corpo muscoloso. Lo carezzò con la punta delle dita e percorse ogni cicatrice, ogni livido. Lo sentì fremere di desiderio, tra le sue mani non era più il feroce e prode Achille, ma un uomo dolce, premuroso e follemente innamorato. Lo amava più di un fratello, di un amico, di un amante. Era l’altra parte di se stesso. Eros aveva scoccato il suo dardo anni prima e da quel momento erano stati inseparabili.
“Dimmi che sei solo mio!” sussurrò Patroclo prima di tornare a baciarlo “che sono più importante di qualunque fama”
“Sei Patroclo! Niente è importante senza di te”
Quelle parole dettate dal cuore lo fecero sentire amato. Il giovane guerriero sorrise e si rifugiò nelle sue braccia forti, ma Achille gli alzò il mento “Non devi dubitare di quello che provo!”
“Mi piace sentirtelo dire”
Achille ribaltò le posizioni schiacciandolo sotto di sé “Te lo dirò fino a quando ci sarà fiato nei miei polmoni”
Le bocche si unirono e ogni cellula dei loro corpi vibrò, dando vita a una danza d’amore che sarebbe durata tutta la notte.


Miguel si sveglia di soprassalto guardandosi intorno spaesato e con un’erezione ingombrante. Dove mi trovo? Si gratta la testaJan gli è accanto. Dorme a pancia sotto, con il volto affondato nel cuscino e i capelli a celare i lineamenti delicati. Il respiro regolare e sulle labbra un dolce sorriso. Era solo un sogno! Cavoli se sembrava vero. Ero nell’antica Troia. Jan si muove, ora è in posizione fetale, con le braccia strette al petto. Miguel lo osserva in silenzio pensando che se fossero stati davvero dei guerrieri, avrebbe ucciso per lui. “Il mio Achille” mormora posando un leggero bacio sulla testa.
Ancora profondamente addormentato, Jan mormora qualcosa di incomprensibile.
Miguel accorcia al minimo lo spazio che li divide. Con una gamba gli allarga le cosce s’insinua per stringerlo a sé.
D’istinto Jan si accoccola sul suo petto, circondandogli la vita con le braccia.
“Sei bello come un dio” Miguel affonda il viso tra i capelli biondi e inspira l’odore del suo shampoo.
 Il corpo nudo dell’amante è una continua tentazione. Ansimando tenta di riprendere sonno, fino a quando non percepisce le mani di Jan percorrere la sua schiena. Ghigna. È sveglio il furbetto.
Attirandolo contro di sé, succhia il lobo, mentre il compagno gli agguanta le natiche tirandolo verso di sé. Miguel geme sommessamente “Vuoi sapere cosa ho sognato?”
Un mugolio di assenso fu la sua risposta.
“Eravamo nell’antica Troia e io ero Achille”
“Il mio Achille virile e forte” lo stringe possessivo.
“Sei il mio Patroclo?” gli domanda all’improvviso.
Jan riapre gli occhi e Miguel trattiene il fiato. Sono talmente limpidi che gli sembra di annegare.
“Sempre” e accoglie le sue labbra socchiuse.
Si baciano lentamente e a lungo tanto che quando si staccano, sono sfiancati. Miguel lo stringe tra le braccia e continuando a vezzeggiarlo fino a quando non si addormentano entrambi.




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