mercoledì 7 marzo 2012

Un'irresistibile tentazione



Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan- Miguel
I personaggi non mi appartengono 

L’orologio aveva ormai segnato le nove e nel commissariato regnava il silenzio, ma non tutti gli uffici erano deserti. Jan e Miguel sedevano alla scrivania a terminare un rapporto, ma nessuno dei due sembrava averne troppa voglia. Reprimendo uno sbadiglio Jan sfogliò distrattamente un verbale, poi rivolse un fugace sguardo al collega dall’altra parte della stanza. Vedendolo così preso dal pc, corrugò la fronte  “Che combini?”
“Ehm, niente” rispose l’ispanico digitando qualcosa sulla tastiera.
“Tu non me la racconti giusta!” s’insospettì “Non mi dire che sbirci siti porno invece di finire il rapporto!”
Miguel invece di rispondere ghignò.
“No, voglio sapere che stai guardando con tanto interesse!” insistette malizioso “Dai, non fare il guastafeste!”
“E va bene!” sbuffò esasperato “Chatto con una senorita” fece uno strano verso con la bocca.
“Eh?” gli occhi uscirono fuori dalle orbite. “E chi sarebbe questa? Dove l’hai conosciuta? E volevi tenermela nascosta, vero? Che cialtrone!”
“Prendi fiato, Jan!” Miguel scoppiò a ridere. “L’ho conosciuta solo ieri nella room “Amanti della Spagna”
“E da quando frequenti le chat?” quell’aspetto dell’amico lo incuriosì, lui non era mai stato un tipo tecnologico, né tanto meno aveva problemi a conoscere donne in carne ed ossa.
“Ci sono entrato ieri per caso” alzò le spalle tornando a fissare lo schermo.
“Sì, certo, per caso!” ridacchiò l’amico divertito.
“Sfotti, sfotti, ma intanto, mi ha mandato la foto ed è uno schianto!” replicò offeso lo spagnolo.
“Ma come! Un poliziotto come te si lascia infinocchiare dalla prima venuta! Figurati se è lei! E se si tratta di un uomo?
“Jan, sei ridicolo! Tutta gelosia la tua!” Dal cassetto cacciò una confezione di cartone, dalla quale prese un dolcetto con una ricca copertura rosa e confettini colorati.
“E quello da dove spunta?”
“Ne ho comprati un po’ stamattina” lo azzannò lasciandosi sfuggire dei gemiti. “Ne vuoi uno?” si leccò le labbra sporche di glassa.
“Sei matto? Sai quanti grassi contiene quell’affare?” lo fissò inorridito.
 “Non sai che ti perdi Jan” Miguel sorrise malizioso “Una goduria” e in due morsi lo trangugiò tutto, succhiandosi anche le dita.
“Sei un maiale!” lo prese in giro alzandosi. “Non mi meraviglia che poi non tieni il mio ritmo quando corriamo! Con tutto quello schifo che ingurgiti!”
“Che buono, mamma mia. Meglio del sesso” commentò sbirciando nel cartone e acchiappandone un altro.
A quell’asserzione, Jan non riuscì a trattenere una risata “Devi essere impazzito, amico mio. Proprio tu lanci un’affermazione del genere?”
“Se ne assaggiassi uno non mi sfotteresti!” addentò il secondo mugugnando di piacere, gli occhi fissi sul compagno “sai Jan, a volte dovresti osare un po’ di più!”
“Basti tu per entrambi!” replicò il biondo sedendo sulla scrivania del compagno. Lo sguardo si posò sulla scatola, nella quale facevano bella mostra quattro dolcetti riccamente glassati. Sembravano urlare ‘mangiami’
A malincuore Jan spostò l’attenzione sullo schermo “Allora che ti scrive… com’è che si chiama questa ragazza?”
“Aida” sospirò Miguel digitando sulla tastiera con le dita sporche di crema.
“Guarda che combini!” lo rimproverò. “Hai sporcato tutti i tasti!”

Miguel si leccò i polpastrelli, pulendosi poi la mano sui jeans.
“Sei davvero irrecuperabile!, Miguel!” la sua voce risultò stridula.
“Che strazio, Jan!” sbuffò spazientito “Peggio di Hajo!”
In quel momento lo stomaco di Jan brontolò e Miguel ridacchiò sotto i baffi.
“Per colpa del rapporto ho saltato la cena!” si giustificò il commissario più anziano arrossendo. Inevitabilmente gli occhi saettarono di nuovo verso la scatola aperta. Tentò di restare fermo sulle sue decisioni, di pensare alla linea, ai sacrifici, ma tutto sembrava contro di lui: il profumo solleticargli i sensi, lo stomaco vuoto, ma soprattutto i versi estasiati di Miguel.
“Finiscila di fare lo stupido Jan, tanto lo so che ne vuoi uno!” lo spagnolo si voltò verso di lui “Dai” prese un terzo cupcake e glielo sventolò davanti al viso. “Un bel morso”
“Bastardo” mormorò a denti stretti.
“Su, non farti pregare” gli occhioni scuri da cucciolo e il sorriso malandrino furono irresistibili. Senza rendersene conto, Jan posò le labbra sulla glassa e addentò la tortina. Il profumo della fragola lo inebriò, mentre il sapore dolce, ma allo stesso tempo intenso della panna della copertura gli impregnò tutti i sensi lasciandolo stordito. Chiudendo gli occhi si lasciò sfuggire un mugolio. “Me ne pentirò, ma cavoli se è buono” mormorò masticando con gusto.
Quando riaprì gli occhi, Miguel era davanti a lui, in piedi, lo sguardo fisso sulle sue labbra, la bocca socchiusa e un leggero affanno.
“Che hai?” Jan sedeva sulla scrivania, una gamba penzoloni.
“Niente” si schiarì nervosamente la voce.
“Sarà, ma hai una faccia!”
Senza replicare, Miguel lasciò cadere il tortino mezzo mangiato nella scatola e si sporse verso di lui. Aggrappandosi quasi alla maglia di Jan, appoggiò la bocca sulla sua. Il biondo, colto di sorpresa, s’irrigidì trattenendo il respiro. Con una lentezza quasi estenuante, la lingua di Miguel cominciò a percorrere i contorni delle labbra, soffermandosi sugli angoli.
“Miguel” mormorò chiudendo gli occhi. In lontananza riusciva a percepire il battito accelerato del suo amico e si lasciò cullare da quel suono ritmato.
Miguel gli mordicchiò il labbro inferiore tirandolo leggermente, poi lo lasciò andare con uno schiocco. “Avevi tutta la bocca sporca!” la voce roca e colma di passione.
Con l’animo in subbuglio per la miriade di sensazioni provate, Jan riaprì gli occhi. Miguel era ad un soffio da lui, le gote paonazze, fiato corto e labbra socchiuse. In quel momento Jan si rese conto che quella che in un primo momento voleva essere una bravata da parte sua si era ritorta contro di lui provocandogli delle reazioni inaspettate.
“Hai un sapore inebriante, amico mio” la buttò sullo scherzo, giocherellando con il lembo della maglia.
“Sei troppo goloso! Un giorno ti caccerai in guai grossi” sorridendo malizioso Jan allacciò gli occhi chiari a quelli scuri come braci di Miguel.
“Sono pronto a correre il rischio!” si pressò contro di lui.
Jan gli circondò le spalle per attirarlo maggiormente a sé “Davvero?”
“Davvero!” e tornò a lambire le labbra con le sue.
Jan gemette lasciando che Miguel si spingesse all’interno. Il bacio divenne caldo, passionale e Jan realizzò che lo desiderava da tanto. Gustò il suo sapore misto a quello di fragola, mirtilli e anche di panna. Decise che quello era il sapore più dolce e delizioso che avesse mai assaggiato. O almeno quello fu il suo ultimo pensiero concreto perché quando le lingue s’incontrarono nella mente di Jan avvenne un vero e proprio blackout. Non riuscì più a ragionare. Ringraziò di essere seduto perché probabilmente le gambe non avrebbero retto il suo peso. Il cuore batteva all’unisono con quello di Miguel.
Le mani dello spagnolo s’insinuarono sotto la maglia aderente del biondo, cercando lembi di pelle da carezzare e pizzicare. “Jan, mio dio” boccheggiò.
Come un assetato davanti ad un’oasi dopo giorni nel deserto, Jan si avventò sulla sua bocca carnosa e martoriata, staccandosi una volta sazio. Quando gli occhi s’incontrarono, non ci fu bisogno di parole. Bastarono uno sguardo ed un sorriso.